L'aragosta appartiene al genere di
crostacei decapodi (Palinuro).
Il Palinurus
Weber, è un genere
di crostacei decapodi appartenente alla famiglia Palinuridae.
Comprende le
seguenti specie:
- Palinurus barbarae
- Palinurus charlestoni
- Palinurus delagoae
- Palinurus elephas
- Palinurus gilchristi
- Palinurus mauritanicus
L'aragosta
mediterranea (Palinurus elephas) è un crostaceo dell'ordine Decapoda che vive nei fondali
del mar Mediterraneo
e dell'oceano
Atlantico orientale.
Nell' etimologia, dal latino scientifico, palinurus, è il nome del mitico timoniere di enea.
La
storia di Palinuro è ricca di fascino, ed il merito è anche delle leggende che
aleggiano intorno alla selvaggia bellezza di Capo Palinuro. La località è
infatti protetta dall’ immenso arco di roccia frastagliata che si protende nel
mare a protezione di una baia che è riparo e porto naturale per i naviganti.
Così appariva anche in tempi lontani agli Argonauti, ai Fenici, ai Greci che
frequentarono queste zone.
Il nome
stesso della località richiama alla mente la figura del nocchiero di Enea,
Palinuro appunto, che si innamorò di una splendida fanciulla di nome Kamaratòn
(da qui Camerota), inseguendone l’immagine fino in fondo alle scogliere del
Capo, che da allora prese il suo nome: Capo Palinuro.
Prima di
arrivare alle coste del Lazio, Enea era passato dinanzi all’ odierno capo
Palinuro e lì, una notte, il suo nocchiero Palinuro, cadde in mare per volere
divino: Nettuno, in cambio della promessa di proteggere Enea, fatta a sua madre
Venere, aveva chiesto una vittima. Per questo Palinuro morì, nonostante fosse
riuscito a raggiungere a nuoto la riva.
Scambiato
per un mostro marino dagli abitanti del luogo venne da questi ucciso e il suo
cadavere venne abbandonato alle acque.
Per questo motivo le acque di Palinuro
hanno un fascino divino, c’è chi pensa di vedere vagare lo spirito di Palinuro,
e chi ancora sente le grida provende e disperante di un personaggio mitologico
che non ha mai smesso di amare e di chiedere amore.
La storia di
Palinuro è anche un punto di riferimento per il turismo internazionale, oltre
che nazionale, il cui riferimento è proprio il Cenotafio di Palinuro, il
sepolcro fu infatti eretto dai Lucani per scongiurare la maledizione che si era
abbattuta sul loro popolo. il Cenotafio rappresenta un sepolcro vuoto, eretto
dai Lucani per evincere le proprie colpe.
Visitandolo si può
notare che proprio sulla piccola altura, inizia ad intravedersi il porto e non
si può che restare colpiti dalle pietre rosse, di cui si narra la
particolarità, di essere state passate con il fuoco. Simbolicamente qui
riposano le stanche membra di Palinuro. Nell’anno 1930, la Sovrintendenza ai
Beni Culturali di Salerno, pose il proprio sigillo, a riconoscimento della
storicità del monumento.
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